venerdì 1 giugno 2012

Comunisti antrofofagi

    Cannibalismo
negli stati socialisti 
 
Alcuni critici annoverano fra i crimini ascrivibili al comunismo gli episodi di cannibalismo avvenuti in alcuni stati socialisti in diversi momenti storici. Tali fatti furono per la maggior parte dovuti alle crisi alimentari (cannibalismo di sopravvivenza) delle quali i regimi comunisti furono responsabili in misura diversa, ma anche alle violenze (cannibalismo rituale) perpetrate in alcuni dei suddetti regimi.Unione Sovietica
Il tema del cannibalismo emerse già nel 1921 [57], nel periodo della grande carestia nell'Unione Sovietica che colpì 33 milioni di persone [58] facendo 5 milioni di morti. La carestia ebbe una grande risonanza internazionale, tanto che in Italia furono costituiti oltre trecento comitati di soccorso, con coinvolgimento di tutte le parti politiche e sociali (le quali polemizzarono sulle cause e le responsabilità del fenomeno). Lo scrittore russo Michail Osorgin, redattore del bollettino Pomosc (Il soccorso) del comitato di soccorso panrusso, parlò di un cannibalismo diffuso. Orlando Malevolti e l'archeologo e filantropo antifascista Umberto Zanotti Bianco, recatisi in Russia, riferirono di numerosi casi di cannibalismo, uccisioni di bambini, profanazione dei cimiteri e vendita di carne umana nei mercati.
Il libro La Ce-ka - Il terrore bolscevico, pubblicato nel 1923 (ed. La promotrice), riferisce che il cannibalismo era commentato nella stampa e negli organi ufficiali russi:
"I cadaveri umani già vengono usati come alimento... I parenti dei morti di fame sono costretti a mettere per il primo tempo dei piantoni presso le tombe... I fanciulli morti vengono fatti a pezzi e messi nella pentola". Così parla questo collaboratore [Antonoff Ovsenko] del ben noto Krylenko nella sua relazione ufficiale al Congresso dei Soviet. E ciò è riprodotto dalla stampa ufficiale, nella quale da allora non cessano di esser pubblicati lunghi e dolorosi elenchi dei casi di cannibalismo provocato dalla fame, registrati ufficialmente. »
Gli archivi sovietici, aperti dopo il 1989, confermano queste testimonianze [59] e anzi rivelano che il cannibalismo era molto più diffuso di quanto non si credesse [60]: la Ceka istituì addirittura una commissione apposita per limitare il cannibalismo e il commercio di carne umana.
Eventi analoghi avvennero in Ucraina durante l'Holodomor del 1932-1933, una carestia indotta, considerata da molti come un caso di genocidio. Già all'epoca si parlò di cannibalismo, nel contesto delle testimonianze di Ewald Ammende e Gareth Jones [61]. The Black Deeds of the Kremlin,[62] un corposo libro di testimonianze pubblicato dalle vittime del regime sovietico e della suddetta carestia, dedica un intero capitolo al cannibalismo. Robert Conquest [63] riporta alcune testimonianze di cannibalismo da altre fonti e afferma che la moglie di Stalin, Nadežda Allilueva, si tolse la vita nel 1932 in seguito a un litigio con il marito, dopo aver parlato con testimoni che le chiesero di segnalare a Stalin le terribili condizioni di vita in Ucraina e che le riferirono episodi di cannibalismo. Di cannibalismo si parla anche nei rapporti coevi dei diplomatici italiani.[64].In Gulag, il cannibalismo è descritto in Arcipelago Gulag di Aleksandr Solženicyn, in L'uomo del Gulag di Janus Bardach e in Viaggio nella vertigine di Evgenia Semionovna Ginzburg. Secondo diverse testimonianze, alcuni detenuti organizzavano piani di fuga in coppia, con un terzo detenuto che aveva a sua insaputa la funzione di "scorta alimentare ambulante" e che all'occorrenza sarebbe stato ucciso e mangiato [65].L'isola dei cannibali (Ostrov ljudoedov) è il nome che abitanti locali diedero all'isola di Nazino, nel cuore della siberia, ed è il titolo del libro di Nicolas Werth che ne narra la storia, ricavata dagli archivi sovietici. Nel 1933, furono condotti esperimenti sociali di sopravvivenza, che videro migliaia di "elementi socialmente nocivi" deportati in aree completamente disabitate e prive di mezzi di sussistenza, allo scopo di identificare un metodo di colonizzazione del "Far East" sovietico. Sull'isola di Nazino, furono trasferite 13.000 persone: quasi tutte morirono d'inedia, freddo e fame, si uccisero a vicenda o furono giustiziate. Gli episodi di cannibalismo erano all'ordine del giorno.
Cina
Durante la carestia del 1959, la cui causa principale furono gli errori di pianificazione del Grande balzo in avanti, si verificarono numerosi casi di cannibalismo riportati sia nei documenti ufficiali [66] che da diversi testimoni [67], fra i quali quelli citati da Jung Chang nel bestseller Cigni selvatici (pag. 297), quelli intervistati da Jasper Becker [68] e lo scrittore cinese Acheng, che ha scritto il racconto "Fumo" [69] ispirandosi ad un'esperienza reale vissuta da lui stesso [70].Negli anni della Rivoluzione Culturale si verificarono episodi di cannibalismo rituale: secondo una tradizione orientale, il fegato, la bile o il cervello, estratti dal nemico ancora in vita, trasferivano il suo coraggio e la sua forza a chi li mangiava. Tali episodi sono descritti da Nicholas D. Kristof e Sheryl WuDunn [71] e da Zheng Yi [72], oggi professore universitario in USA, che ha intervistato due cannibali e raccolto prove documentarie. Secondo i tre autori suddetti [73], i cannibali mangiavano le loro vittime per scopi ideologici e per "provare la loro coscienza di classe".
Corea del Nord
Sono descritti casi di cannibalismo e di vendita di carne umana, nelle prigioni e nel periodo di carestia della seconda metà degli anni '90.[74]
Cambogia
Diverse testimonianze [75] anche autorevoli [76] riferiscono di episodi di cannibalismo, soprattutto di tipo rituale, avvenuti durante il regime dei Khmer rossi.Il detto popolare, diffuso in Italia e in altri paesi, secondo cui "i comunisti mangiano i bambini" ha origini nell'atteggiamento di ostilità e paura verso il bolscevismo, e fa riferimento temporale proprio alla carestia Russa del 1921.[77] Nel 2006, per esempio Silvio Berlusconi ha messo esplicitamente in relazione questa frase con episodi che sarebbero avvenuti nella Cina di Mao.[78] Quello del "mangiatore i bambini" è comunque uno stereotipo tradizionale che è stato storicamente associato a numerosi gruppi etnici o ideologici (soprattutto agli ebrei).[79]

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